mercoledì 4 aprile 2012

Passo #3: superare i pregiudizi - Mezzo decalogo

Nel corso delle mie ricerche mi sono imbattuto più volte in commenti a favore e a sfavore dell'autoproduzione in campo letterario. In ambedue i casi aleggiano sullo sfondo dei preconcetti durissimi a morire - forse immortali - che influenzano l'opinione di molte persone. Come in un circolo vizioso questi sono alimentati non solo dai lettori, ma anche dagli autori che si lasciano affascinare dalla facilità e dall'immediatezza delle piattaforme di vendita online e dei servizi "print on demand" (POD). Altri, invece, rinunciano all'autoproduzione per timore di essere giudicati a prescindere.

Ecco perché questo post è dedicato ai cinque pregiudizi più comuni, un mezzo decalogo che vi darà un'idea dei pareri che circolano nel settore:

  • Pregiudizio #1: "L'autoproduzione è la strada più semplice". No, non lo è. Fateci caso: in questo Bildungsblog ho sempre parlato di autoproduzione e mai di autopubblicazione. Come mai? Per far passare un concetto semplice ma importante: chi si autoproduce non può occuparsi solo della pubblicazione del libro, ma deve tenere conto di più fattori tra cui spiccano la correzione e l'editing dell'opera, la promozione su più canali, la distribuzione (reale e virtuale). Chi si autoproduce diviene un microimprenditore di se stesso. Non basta pubblicare: bisogna vendere e diffondere, prendersi carico di tutte le responsabilità di una qualunque casa editrice.
  • Pregiudizio #2: "Chi si autoproduce vuole fare tutto da sé". No. Il vero autore autoprodotto non salta le fasi che una casa editrice seria mette in atto prima della pubblicazione, non dice "me ne frego della grafica di copertina e appiccico la prima immagine che mi capita". Il suo compito è quello di affidare le diversi componenti di produzione a persone specializzate: il manoscritto è messo a disposizione dei lettori beta che formulano opinioni e pareri; l'editing va fatto da un editor o perlomeno da una persona con competenze e nozioni in quel campo; la copertina è assegnata a un grafico; e così via. L'autore autoprodotto costruisce intorno a sé un universo di professionisti che rimpiazzano i servizi offerti da una casa editrice.
  • Pregiudizio #3: "Chi si autoproduce lo fa perché è stato rifiutato da tutti gli editori". Non necessariamente. Questo pregiudizio è prodotto dall'idea che l'autoproduzione sia una via di fuga, un piano B, e non una vera e propria alternativa alla strada tradizionale. C'è chi scrive romanzi di un genere talmente di nicchia - ipotizziamo: bizarro fiction - che non tenta neanche di proporre il manoscritto a una casa editrice, preferisce fare affidamento sulle sue reti di contatto (forum, gruppi di interesse,...). Oppure c'è chi sceglie di proporre il proprio manoscritto a diversi editori e, dopo aver ricevuto alcune risposte positive da parte di piccole realtà locali e delle porte in faccia dai grossi nomi dell'industria, si decide a tentare la strada dell'autoproduzione poiché ritiene di ottenere più vantaggi.
  • Pregiudizio #4: "Chi si autoproduce odia l'editoria tradizionale". Non è quasi mai vero. Questa convinzione nasce dal fatto che i più popolari autori autoprodottisi negli Stati Uniti raccontano delle decine di rifiuti che hanno ricevuto da agenti ed editori prima di decidersi di mettersi in proprio. La storia di alcuni di loro (ad esempio Amanda Hocking di cui abbiamo parlato qualche post fa) dice però il contrario: dopo aver ottenuto il successo grazie all'autoproduzione, questi hanno accettato le offerte di pubblicazione di grossi gruppi editoriali.
  • Pregiudizio #5: "I libri autoprodotti sono pieni di errori, fanno schifo e puzzano pure un po'". Questo può essere vero nel caso di libri autopubblicati (la maggioranza), ma le probabilità calano nettamente nel caso di libri autoprodotti - vedi la differenza al pregiudizio #1. Chi si autoproduce dedica tempo e impegno al manoscritto affinché esca in una forma il più professionale possibile; chi si autopubblica, invece, ha fretta di ricevere il prodotto stampato e salta i passaggi fondamentali.
In conclusione possiamo dire che la maggior parte degli autori autoprodotti sa che è impossibile competere con i mezzi di una grossa casa editrice, ma ha la possibilità di giocarsela alla pari con piccole realtà regionali che non godono di grossi canali di distribuzione. L'autore autoprodotto sa che dovrà impegnarsi a fondo, investire denaro e informarsi su tutti i fronti per avere una speranza di affermarsi. Se cercate un'esperienza innovativa e formativa allo stesso tempo, l'autoproduzione fa per voi.

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