venerdì 13 dicembre 2013

Dall'autopubblicazione a un contratto editoriale. Elisa S. Amore: "Ecco i segreti del mio successo"

Nell'ultimo post vi ho presentato Elisa S. Amore (questo il suo sito internet) e le sue strategie di promozione e vendita di La carezza del destino, originalmente autopubblicato e ora nelle mani di Editrice Nord. Ho avuto inoltre la fortuna di intervistarla sulla sua esperienza, su quello che ha imparato e su come è riuscita ad arrivare a un grande gruppo editoriale come GeMS (di cui fanno parte Guanda, Garzanti, Corbaccio, Longanesi, TEA...). Ecco le sue risposte.

Mattia Bertoldi: Come sei arrivata all'autoproduzione? Ti sei prima rivolta a delle case editrici oppure hai accarezzato l'idea del self publishing man mano che proponevi il tuo manoscritto ai vari editori?
Elisa S. Amore: All’inizio ho seguito l’iter tradizionale, l’ho inviato ad alcune case editrici dopo averne studiato i cataloghi. Nel frattempo ho frequentato le fiere, ho conosciuto editor, ho cercato di far parte del mondo dell’editoria e acquisire esperienza. Così, quando ho capito che non avrei ricevuto risposte dalle case editrici, ho iniziato a pensare di pubblicare per conto mio.

MB: Ho letto in più interviste che il “periodo di incubazione” del tuo primo romanzo è durato tre anni. Durante questo lasso di tempo, quanti e quali professionisti ti hanno aiutato nel rendere il tuo primo romanzo “autopubblicabile”? Come è evoluto il testo e l'aspetto grafico del prodotto?
EA: Durante il periodo di “attesa” la storia è maturata molto, ho riletto il testo molte volte, cambiando sempre qualcosa, aggiungendo e tagliando. Le persone che ho incontrato mi hanno dato dei consigli, ma la vera evoluzione è avvenuta solo dopo, quando ho avuto l’occasione di lavorare con un editor professionista. Prima il romanzo mancava di un editing, mentre con la casa editrice il testo è stato esaminato “al microscopio”. 
La parte grafica l’ho sempre curata io, nell’auto pubblicazione. Ho editato tutto il materiale personalmente, ho lavorato anche alla copertina perché rispecchiasse i temi del romanzo. Nella nuova edizione è stata curata da dei grafici professionisti, anche se la casa editrice Nord mi ha sempre dato la possibilità di esprimere il mio parere.

MB: Come consideri l'autopubblicazione – una strada alternativa da prendere consapevolmente fin dall'inizio o un piano B da adottare solo in caso di rifiuti da parte degli editori?
EA: Consiglio sempre di provare prima la strada tradizionale o con l’invio alle case editrici o affidandosi a un agente. La strada dell’auto pubblicazione è impegnativa, soprattutto se si vuole tentare di emergere e va considerata come un’ultima risorsa. Se io avessi auto pubblicato dopo la prima stesura, non sarei sicuramente soddisfatta come lo sono adesso. Non bisogna avere fretta, l’attesa a volte può farci bene, anche se sul momento non sembra così.

MB: Cosa rispondi a chi sostiene che le opere autopubblicate sono solo spazzatura e non godono della benché minima qualità? Ti sei mai trovata confrontata a una questione del genere, nel tuo periodo da autrice indie? 
EA: In generale, non è giusto giudicare qualcosa senza aver prima valutato il contenuto. Su internet ci sono diverse scuole di pensiero e c’è chi addirittura odia la categoria degli auto pubblicati e io - come succede prima o poi a tutti quelli che decidono di intraprendere questa strada - ne ho incontrato qualcuno. Penso però che sia davvero inutile accanirsi contro un autore che sceglie una strada diversa, qualunque sia il motivo della scelta. Chi si accanisce, il più delle volte ha delle ragioni personali, altrimenti, se si è lettori disinteressati, basta non acquistarlo o non leggere ciò che non ci piace, si possono sempre leggere i pareri degli altri e, se non ci si fida, gli store online ti danno la possibilità di scaricare un’anteprima gratuita. Nessuno è obbligato. E nessun libro è una garanzia, nemmeno quelli pubblicati dalle CE. Certo il rischio è minore, ma ogni libro può piacere o meno, a seconda del proprio gusto personale, del proprio umore o del momento nella vita in cui si legge. Un libro può lasciare a ognuno emozioni diverse e bisogna rispettare il parere di tutti. 

MB: Soprattutto nei primi tempi, come ti sei mossa a livello di promozione? Ti sei affidata alle reti sociali, al tuo sito internet oppure il passaparola ha semplicemente preso il sopravvento?
EA: Ho studiato tutto mesi prima. L’auto pubblicazione ha un grosso limite: la scarsa visibilità. Se non ci si dà da fare il libro scompare tra i tanti titoli che invadono la rete. Io ho cercato sin dall’inizio di distinguermi, cercando di attirare l’attenzione del potenziale lettore e suscitarne l’interesse attraverso link, giochi, sondaggi e iniziative originali. Da poco, ad esempio, si è concluso il BE TOUCHED contest, in cui i partecipanti dovevano scrivere TOUCHED SAGA in una parte diversa del proprio corpo, a seconda della tappa. Hanno inviato molte foto, ma soprattutto si sono tutti divertiti e hanno avuto la possibilità di vincere dei premi finali. Qui puoi vedere l’album con le foto. Questo è un esempio, ma ho organizzato molte altre cose e altre ne organizzerò. La cosa più importante quando si pubblica il proprio libro è mettersi in gioco.

MB: Come è nata l'idea di promuovere il tuo romanzo al cinema, prima della proiezione di un film della saga di Twilight? Hai notato sensibili cambiamenti nel numero di copie vendute su Internet?
EA: L’idea è nata con il mio desiderio di far conoscere la storia a più persone possibili. Per promuovere il libro, tra le diverse opzioni (fare presentazioni in giro per l’Italia, far stampare libri da vendere, etc) ho fatto una scelta diversa e in un certo senso “studiata”, facendo proiettare il mio booktrailer prima di Breaking Dawn 2, mirando a cogliere l’attenzione del giusto target di lettori. Sicuramente non è stato facile riuscirci, ma ha permesso al mio libro di avere quasi la stessa visibilità che hanno i libri in libreria, visto che il problema più grosso dell’auto pubblicazione è la scarsa visibilità. 
Il boom è partito subito dopo la messa online del romanzo, grazie ai blog che ne hanno parlato in anteprima, alla curiosità che è riuscito a suscitare il sito web che io stessa ho creato (pur non avendo mai studiato CEO) e soprattutto grazie al passaparola dei lettori. Dopo poche ore infatti ha raggiunto il primo posto tra i Bestseller fantasy di Amazon. Il trailer, invece, è uscito una settimana dopo; ha sicuramente contribuito, ma il passaparola aveva già preso il sopravvento. 

MB: Quando hai constatato che le vendite andavano bene, hai avuto la sensazione che qualche editore ti avrebbe chiamato o hai continuato a ragionare come autrice indie?
EA: Lo speravo. Dentro di me ho sempre covato la speranza di arrivare in libreria. I primi contatti sono arrivati solo dopo due settimane. Però sono sempre rimasta con i piedi ben piantati a terra. Ho continuato per la mia strada, valutando il da farsi a ogni nuova occasione, ma proseguendo nella promozione come avevo sempre fatto, infatti dopo due mesi ho messo online il secondo libro della saga. Fin quando dopo altri due mesi li ho ritirati entrambi dalla vendita.

MB: Quando ti hanno contattato per la prima volta delle case editrici tradizionali? Come sono arrivate al tuo nome e come si sono messi in contatto con te?
EA: La prima casa editrice mi ha contattata dopo due settimane, poi è arrivata una proposta dalla Spagna, da un editore che ne ha comprato i diritti, e subito dopo molte altre da grandi editori italiani. Penso che mi abbiano notata perché il libro era stabile ai primi posti delle classifiche online. Inoltre la gente ne parlava, il passaparola è molto importante perché è quello che ti fa andare avanti. Soprattutto, però, l’auto pubblicazione permette di avere un primo riscontro dai lettori, che sono i giudici più importanti e, dai molti pareri positivi, probabilmente le case editrici hanno visto che la storia arrivava al cuore del lettore e hanno deciso di leggerla e valutarla.

MB: Davanti alle loro offerte hai mai pensato di rifiutare, mantenendo l'autonomia guadagnata con l'autoproduzione?
EA: Nemmeno per un secondo. Il mio sogno è rimasto quello da cui ero partita: vedere il mio libro sugli scaffali delle librerie. 

MB: In sintesi, quali sono le ragioni che ti hanno spinta a scegliere di firmare un contratto con una casa editrice tradizionale? Quali, insomma, i vantaggi diretti a te come scrittrice anche in termini di vendite e distribuzione?
EA: Dopo tanti sforzi sono finalmente riuscita ad attirare l’attenzione degli editori con le mie sole forze. L’auto pubblicazione è stata per me un trampolino di lancio, ma con la nuova edizione ho avuto la possibilità di lavorare con molte persone, ognuna delle quali si è occupata di un aspetto diverso: dall’editing, all’ufficio stampa e a quello marketing e così via. E poi, sinceramente, trovo difficile immaginare che qualcuno possa rifiutare di firmare un contratto con un grosso editore. 

MB: Quali sono invece gli “svantaggi”, cioè quegli aspetti su cui prima eri unica giudice mentre ora sei costretta ad affidarti agli altri (es. copertina)? È difficile “cedere il passo” dopo un'esperienza come quella dell'autoproduzione?
EA: Secondo me non si possono chiamare “svantaggi”. Con l’auto pubblicazione puoi scegliere tutto da solo, è vero, ma devi anche farti carico di tutto. Con l’editore si dividono i doveri, ma anche i diritti, come è giusto che sia. La casa editrice investe su di te, ti porta in tutte le librerie d’Italia, è giusto scendere a qualche compromesso. Almeno io ho questa visione perché ho avuto a che fare con persone splendide, che mi hanno coinvolto nel processo decisionale, ascoltando sempre il mio parere. Loro si sono fidati di me e delle mie idee e io della loro esperienza. C’è un rispetto reciproco e di questo sono grata perché conosco autori che non sono stati così fortunati.

MB: La tua nuova casa editrice si è detta preoccupata di lanciare sul mercato un romanzo (seppur migliorato) già entrato in circolazione quasi un anno fa?
EA: Questo dovresti chiederlo a loro XD Scherzi a parte, non mi hanno mai dimostrato di essere preoccupati, anzi. Sin dall’inizio hanno accolto me e il mio romanzo con molto, moltissimo entusiasmo. Sin dal primo giorno in cui ho incontrato il direttore editoriale, insieme agli editor Nord, nell’ufficio del mio agente. Erano entusiasti, volevano saperne di più e non vedevano l’ora di pubblicare la storia. Infatti già ad aprile uscirà L’inganno della notte, il secondo libro della saga.

MB: Di chi è stata l'idea di distribuire due racconti/prequel gratuitamente? Tua o della casa editrice? Come la giudichi?
EA: Mi è stato proposto di scrivere dei racconti sui personaggi per far conoscere il mio stile in via gratuita a coloro i quali non mi conoscevano ancora. Allo stesso tempo, i miei lettori più affezionati hanno potuto approfondire degli aspetti della storia. Sono stata entusiasta di tornare indietro nella vita dei personaggi e far vivere loro altre avventure, anche perché ho avuto carta bianca, la casa editrice non mi ha imposto nulla, né limiti, né tematiche. Mi sono divertita e probabilmente arriveranno altri racconti.

MB: Sei arrivata a una casa editrice attraverso l'autopubblicazione, un percorso che ha pochi eguali oggi sul mercato italofono. Pensi che un'esperienza del genere ti abbia migliorato come scrittrice? Avresti preferito arrivare all'Editrice Nord con un manoscritto quattro anni fa o in fondo è stato meglio così?
EA: Sì, penso che mi abbia migliorato. Non solo ho fatto molta esperienza durante il mio percorso di auto pubblicazione, perché ho dovuto cimentarmi in molte situazioni nuove che oggi fanno parte del mio bagaglio, ma ho avuto anche l’opportunità di entrare in diretto contatto con i lettori, di ascoltare i loro pareri sulla storia, scoprire cosa andava migliorato. E con la casa editrice ho colto l’occasione per migliorare il romanzo anche seguendo i consigli che avevo raccolto nella mia prima esperienza.
Come dico sempre, se avessi pubblicato quattro anni fa, anche con grossa una casa editrice, non sarei soddisfatta del racconto come lo sono adesso. Anche se quando aspetti una risposta non sembra così, l’attesa alla fine fa bene al romanzo perché, se continui a crederci e a lavorarci, finirai per migliorarlo. Il mio consiglio è quello di non arrendersi, prima o poi, se la storia è buona, arriverà nelle mani giuste.

venerdì 4 ottobre 2013

I metodi di promozione di Elisa S. Amore, Penna indipendente passata all'editoria tradizionale

Si intitola La carezza del destino il romanzo di Elisa S. Amore pubblicato da Editrice Nord e disponibile da ieri in libreria; rappresenta il primo capitolo di una saga paranormal romance (sottogenere del fantasy contemporaneo) intitolata Touched e rivolta perlopiù a un pubblico adolescenziale. Come mai ne parlo? Be', perché l'autrice (classe 1984, siciliana) in passato aveva già autoprodotto e pubblicato il titolo su Youcanprint e sulle principali piattaforme digitali (Amazon, Apple...); il successo è stato pressoché immediato e la giovane Penna indipendente è riuscita negli ultimi mesi non solo a strappare un contratto a un'importante casa editrice italiana (fa parte del Gruppo editoriale Mauri Spagnol), ma anche a vendere i diritti a un editore spagnolo e farseli opzionare da una casa di produzione cinematografica (ne hanno parlato Affari Italiani e Booksblog).

Come già accaduto in passato con altri autori indie italofoni ed esteri, non è mia intenzione recensire il romanzo bensì analizzare brevemente alcuni metodi di promozione utilizzati dalla scrittrice sul suo sito ufficiale per coinvolgere gli utenti e vendere i propri titoli. Ovviamente la strategia di Elisa S. Amore non si può applicare a ogni genere letterario o a qualunque target, ma sono sicuro che potrà fornire più di uno spunto a chi scrive ed è interessato all'autoproduzione editoriale.

  • Il primo impatto tra immagini e musica
    Dopo aver cliccato sul sito dell'autrice e aver selezionato la lingua, il potenziale lettore è accolto dall'immagine di copertina del libro e una suadente melodia che parte in automatico. La prima impressione è sempre molto importante e non bisogna dimenticare che buona parte degli utenti rimarrà sulle nostre pagine per qualche secondo appena, prima di dedicarsi a qualcos'altro. In questo caso l'impatto emozionale sul target di riferimento (young adult, quindi giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni circa) è garantito. Anche i passaggi estratti dal libro sono presentati con la medesima immagine sullo sfondo, cosa che rende il contenuto più distintivo e (di conseguenza) più facilmente condivisibile sulle reti sociali;

  • I booktrailer
    Non rappresentano una novità assoluta in campo editoriale, ma in questo caso sono più di uno e arricchiti da una chicca: la saga di Touched è stata promossa nel novembre 2012 in numerosi cinema italiani grazie a un filmato proiettato prima di Twilight - Breaking Dawn parte 2. Al di là dei possibili costi, è interessante notare come sia stato scelto uno strumento promozionale molto preciso a livello di target, nella consapevolezza che fosse necessario cavalcare l'onda del successo della saga creata da Stephenie Meyer in modo da raggiungere buoni risultati di vendita;

  • Ebook gratuiti
    Dal sito dell'autrice è possibile scaricare due racconti/prequel in formato ebook senza pagare un centesimo. Il vantaggio è duplice: da una parte si dà al curioso prova del proprio stile per convincerlo ad acquistare l'opera principale, dall'altra si accontentano i fan con storie inedite legate al filone principale della saga;

  • I commenti
    La pagina dei commenti è impressionante in quanto a lunghezza. Anziché linkare i siti in cui gli utenti hanno lasciato la loro opinione, l'autrice li ha copiati e incollati rendendoli facilmente consultabili e a disposizione di tutti. Il risultato è un muro di parole che convince il visitatore della popolarità del testo, ancor prima che della qualità. E la voglia di scoprire per quale motivo il libro è piaciuto a così tanta gente aumenta considerevolmente;

  • Il Blog Tour
    Una volta venuta a conoscenza della data di uscita del libro (il 3 ottobre, come detto), l'autrice ha organizzato un blog tour condito da iniziative e premi. A partire dal 12 settembre e per una volta a settimana ha coordinato l'uscita di quattro interviste su altrettanti siti dedicati alla letteratura fantasy, facendo corrispondere a ogni pubblicazione una sorpresa - un nuovo test da compilare su Facebook (vedi sotto), il lancio del booktrailer ufficiale (vedi sopra) e un concorso con in palio quattro copie autografate (giveaway). Per vincerle bisogna seguire una serie di istruzioni che portano l'utente a commentare un post rivelando a tutti perché vorrebbe leggere La carezza del destino. In più, è possibile guadagnare punti extra e avere maggiori chances di successo coinvolgendo il maggior numero di amici sulle principali reti sociali e distribuendo like su Facebook. Risultato: oltre 3800 partecipanti al concorso a fronte dei circa duemila "amici" di Elisa S. Amore su Facebook. Insomma, un passaparola che ha funzionato bene;

  • I test
    Forse ai più sembreranno puerili stupidaggini, ma sono convinto che test sull'uomo ideale o su come ci si innamora contribuiscano a coinvolgere l'adolescente lettore e a immergerlo nella dimensione sentimentale del romanzo. In più, lo spingono a condividere risultato o quiz con gli amici tramite passaparola, con conseguente promozione del sito e del libro;

  • Non stiamo ovviamente parlando della console videoludica prodotta da Sega negli anni Novanta, ma dagli attori che l'autrice ha selezionato come fonte di ispirazione e/o ingaggerebbe per impersonare i personaggi del suo libro. Dalle descrizioni scritte alle immagini vere e proprie quindi, in nome dell'immediatezza - l'utente può dedurre in pochi sguardi i tratti principali dei protagonisti e, eventualmente, lasciarsi incuriosire. In più, sono convinto che i volti delle stelle del cinema selezionate diano indirettamente una certificazione di valore all'opera, quasi fungessero da ambasciatori ufficiali del libro. Anche il richiamo a Twilight, in questo caso, è ovvio.

Concludo con l'annunciarvi che questo post sarà seguito da un'intervista a Elisa S. Amore per la quale sto raccogliendo le ultime domande. Invito quindi tutti i lettori a partecipare proponendo quesiti e curiosità; c'è tempo sino a domenica 6 ottobre.

lunedì 26 agosto 2013

Le nuove frontiere dell'ormai non più tanto "self publishing"

Si chiude in questi giorni la GamesCom di Colonia, la fiera dedicata ai videogiochi più importante d'Europa. Perché ne parlo in un blog dedicato alla letteratura? Perché l'evento è coinciso con la notizia che Microsoft fornirà dei kit di sviluppo agli sviluppatori indipendenti dando loro la possibilità di creare e vendere dei videogiochi autoprodotti su XBox One, console di ultima generazione in vendita entro fine anno in tutto il mondo.

Si tratta solo di uno degli ultimi traguardi del fenomeno "self publishing" che, anche in campo letterario, sta vedendo sorgere nuove frontiere. Se qualche mese fa veniva visto solamente come tecnica per saltare a piè pari la necessità di un editore e raggiungere nella maniera più diretta possibile il lettore, oggi l'autopubblicazione sta portando i due estremi (autore da una parte, casa editrice - o comunque fornitrice di servizi editoriali - dall'altra) ad avvicinarsi in maniera considerevole. Lo scrittore è insomma sempre meno "self", al punto che lo statunitense James Altucher ha parlato di una nuova fase per l'editoria in un post su TechCrunch ricco di consigli rivolti alle Penne indipendenti.

L'autore definisce 1.0 l'editoria tradizionale, 2.0 il "self publishing" immediato e istantaneo che ha creato così tanto entusiasmo negli ultimi tempi e 3.0 una forma di indipendenza letteraria più attenta al design, all'editing e al marketing del libro - sia esso digitale o cartaceo. Insomma, la stessa differenza che io pongo tra i termini "autopubblicazione" (dove l'autore si preoccupa solo di pubblicare) e "autoproduzione letteraria", dove ogni aspetto relativo al prodotto è curato da un esperto del settore (la copertina è elaborata da un grafico, il testo curato da un editor professionista ecc.). (Un commento sul post di Altucher è disponibile anche su Finzioni Magazine.

Vediamo allora che cosa sta succedendo sul mercato italofono, in piena fase 2.0 e impaziente di passare alla prossima versione.


  • Un successo inaspettato per un testo figlio del "self publishing"
    Ti prego lasciati odiare
    , opera autopubblicata da Anna Premoli e poi rilevata dalla Newton Compton (di questo avevo già parlato qui) si è aggiudicato il premio Bancarella. Lo so, lo so: i premi letterari suscitano più dubbi sul metodo di assegnazione che applausi e anche la qualità del romanzo non ha convinto proprio tutti (basti vedere questo post su Cercando Oblivia), ma una cosa è innegabile: un libro autopubblicato è arrivato a vincere uno dei maggiori titoli letterari in Italia. Dopo il successo internazionale della trilogia 50 sfumature di (nato come progetto self published ispirato a Twilight), un altro segno di maturità per il fenomeno;

  • Il dibattito è in fermento
    L'evoluzione dell'autoproduzione letteraria sta suscitando sempre più discussioni, complice la costante presenza di opere indie nelle classifiche degli ebook più venduti. Se ne stanno interessando giornalisti, critici letterari e autori, mentre sui siti specializzati nascono i primi dibattiti sul tema e i blogger raccontano la loro esperienza da Penne indipendenti ed esordienti (due esempi qui e qui);

  • Il numero di strumenti a disposizione dell'esordiente cresce di giorno in giorno
    Sul web stanno nascendo nuove piattaforme di autoproduzione, da Kobo Writing Life a Bookolico passando per BackTypo di Narcissus, ognuno contraddistinto da particolari caratteristiche che rendono più semplice la vita dell'esordiente: su Kobo (come spiegato su EbookReaderItalia) è possibile agire direttamente sul testo e vedere le modifiche sul formato ePub in tempo reale. Gli addetti di Bookolico garantiscono invece assistenza agli iscritti e il prezzo delle loro opere viene adeguato in base al numero di vendite e di richieste da parte dei clienti. Con BackTypo, infine, si mira a rendere il più semplice possibile la formattazione del testo in ePub partendo da file DOC o PDF. A questi si aggiunge BookMaker, prodotto made in Narcissus per chi ambisce a vendere le proprie opere in formato cartaceo;

  • Nascono nuove forme di accompagnamento rivolte alle Penne indipendenti
    A tal proposito la già citata Newton Compton e la DeAgostini hanno creato Libro/mania, un programma di Assisted Self Publishing in cui forniscono gratuitamente agli autori indie tutta una serie di servizi editoriali e garantiscono loro ricavi fino al 50% del prezzo di vendita. Sino a ora sono sei i titoli selezionati e pubblicati, ma a giudicare dai commenti rivolti su Amazon a Ricette di famiglia l'editing non è così rigoroso come ci si potrebbe aspettare.


Insomma, qualcosa si sta muovendo e le iniziative qui menzionate sembrano portare verso quello che gli esperti considerano il futuro delle case editrici: l'offerta di una vasta gamma di servizi editoriali rivolti non solo ai loro autori, ma anche alle Penne indipendenti che si sentirebbero così sempre meno "self", ma non per questo meno indipendenti. D'altra parte è logico: se l'autoproduzione letteraria richiede strumenti di formattazione facili e immediati da utilizzare nonché un bacino di professionisti del settore dal quale scegliere quello più adatto alle nostre esigenze, gli editori hanno la possibilità di essere in prima fila e garantire la loro autorevolezza agli autori indie più meritevoli, ma a patto di non approfittarsene.

Ciò che ne ricaverebbero - oltre alla dovuta retribuzione - è una vasta azione di "scouting" che permetterebbe loro di scandagliare la Rete e pescare dal mazzo gli autori più promettenti sia dal punto di vista letterario, sia da quello commerciale - scrittori quindi già avvezzi a comunicare con centinaia di potenziali lettori via blog, Facebook, Twitter e quant'altro. Anziché spacchettare, catalogare e leggere manoscritti di oscuri esordienti sarà sufficiente dare un'occhiata a due o tre profili e ad altrettante schede di presentazione di un qualunque ebook per rendersi conto se si ha a che fare con aspiranti professionisti o semplici dilettanti (un po' come fa Rosario Maria Oliveri con le sue Recensioni a colpo d'occhio). Si potrà inoltre tastare il polso degli utenti e dei lettori, valutare le recensioni presenti online e contattare direttamente l'autore.

Il "self publishing" come vetrina, insomma, dove è necessario presentarsi con il vestito della festa addosso, e non la prima cosa che capita; ciò costringerebbe gli autori a elevare i loro standard qualitativi, a beneficio di tutto il movimento indie. Ma per questo - presumo - ci sarà ancora tempo.

giovedì 23 maggio 2013

Vivono di scrittura e fanno sentire la loro voce su Internet: perché non ascoltarli?


Sono tornato da poche ore da Torino dove ho partecipato al Salone del Libro per presentare Ti sogno, California. Nel corso della giornata ho avuto modo di conoscere decine di piccole case editrici, seguire un paio di eventi legati all'affannosa ricerca di una pubblicazione da parte degli esordienti e visitare gli stand dei colossi italiani. Per una decina di ore ho tastato il polso all'editoria italiana e constatato per l'ennesima volta che non si può comprendere appieno il fenomeno dell'autoproduzione letteraria senza prima capire in che direzione sta andando il mercato. Quella del cosiddetto "self publishing" non è una realtà alternativa, estranea alle logiche nazionali. Tutt'altro. Vive e cresce in maniera simbiotica, un po' come l'ebook. Il post di oggi è quindi dedicato a tre link che offrono le testimonianze dirette di chi campa con la scrittura e che possono aiutare a tenerci informati su ciò che sta accadendo al pianeta libro.
  • Affaritaliani.it

    Difficile trovare un portale più ricco di interviste, dossier e articoli dedicati all'editoria in Italia. L'argomento è affrontato a tutto tondo: dai colloqui con gli scrittori alle conversazioni con gli editori passando per editor e direttori di collane editoriali. Sono loro che decidono del vostro manoscritto e sono loro che governano il mercato: dare un'occhiata a cosa dicono è più che raccomandato. In più, il sito offre recensioni e anteprime di tutti i tipi;

  • Il blog di Matteo B. Bianchi

    Il primo post che ho letto di Matteo B. Bianchi (autore che non conoscevo fino a un mese fa) riguarda l'atteggiamento degli esordienti nei confronti di case editrici, corsi di scrittura e professionisti del mondo dell'editoria. Era solo la punta dell'iceberg: Bianchi dimostra grande attenzione per gli esordi narrativi e alterna suggerimenti relativi all'editoria italiana con post dedicati a musica, social network ed elucubrazioni filosofiche;

  • Il sito di Sandrone Dazieri

    Ho scoperto Sandrone Dazieri in occasione della chiusura di una libreria con tutti i volumi scontati del 50%. Il suo Gorilla Blues mi è piaciuto soprattutto dal punto di vista stilistico, e anche il suo sito internet offre interessanti riflessioni sul mondo della letteratura e sul suo lavoro. Consigliato.

mercoledì 10 aprile 2013

Riccardo Savoldo: "Ecco perché ho scelto una casa editrice che fa solo ebook"

Le case editrici che producono solo ebook (dette anche "digitali" o "digital only") sono un bene per il movimento dell'autoproduzione letteraria, e questo per almeno due motivi.
Da un lato - concentrandosi sulla pubblicazione esclusivamente digitale - sensibilizzano l'opinione pubblica sulla funzionalità degli ebook e dei dispositivi di lettura correlati. D'altro canto, anche i grossi gruppi editoriali come Feltrinelli (che ha pubblicato titoli solo in digitale come Super Santos di Roberto Saviano) e Bruno Mondadori (è notizia di ieri la decisione di lanciare dei mini-saggi in formato ebook) si stanno accorgendo delle potenzialità di questo "medium" - una su tutte, quella di raggiungere il mercato nel giro di pochi giorni, l'ideale per gli "instant book".
Dall'altro lato, la scelta di firmare un contratto con una casa editrice digitale si accompagna molto spesso a quella di produrre indipendentemente alcune copie cartacee dell'opera ricorrendo a servizi di Print on Demand (POD). La dimostrazione giunge da quattro chiacchiere scambiate con Riccardo Savoldo, di cui avevo già parlato in un post di qualche giorno fa. Giovane autore, ha esordito con l'ebook Lavori impossibili (qui la mia recensione su Ultima Books) edito da WePub, ma la decisione di autopubblicare delle copie cartacee del suo romanzo lo rende una Penna indipendente a tutti gli effetti. In questa intervista ci racconta la sua esperienza.

Mattia Bertoldi - Riccardo Savoldo, ti si può considerare un amante della lettura in digitale oppure ti sei avvicinato agli ebook solo con la complicità del tuo esordio in narrativa?

Riccardo Savoldo - In effetti l'ebook era una cosa che non conoscevo, ho comprato il mio primo e-reader qualche giorno dopo la pubblicazione del mio libro. Ho un Kobo Mini. Mi trovo benissimo. Molto piccolo e comodo, da tenere con una mano mentre con l'altra inzuppi i biscotti della colazione. L'unico difetto riguarda i PDF che con lo schermo così piccolo non vengono visualizzati bene.

MB - L'acquisto ha influenzato le tue letture?
RS - Leggo ancora libri di carta ma non dubito che presto passerò al solo digitale. Mi spiace solo perché ho sempre sognato una grossa libreria nella mia casa dei sogni. Ora non saprò come riempirla.

MB - Cosa ti ha convinto a spedire il tuo manoscritto a WePub? Quali dubbi nutrivi sulla possibilità di pubblicare solo in digitale?
RS - Di WePub mi aveva colpito il sito e il loro manifesto, così ho deciso di inviare loro il manoscritto di Lavori impossibili. All'inizio ero dubbioso, perché col digitale temevo di perdermi tutta quella fetta di amici/conoscenti/parenti che avrebbero preso volentieri il libro, anche solo per farmi un favore. Per un esordiente sono anche questi i numeri che contano, no?

MB - Come hai superato queste perplessità?
RS - Molto semplicemente, mi sono stampato qualche copia per conto mio in modo da fornire una copia anche ai parenti non tecnologici. In totale ho richiesto una ventina di volumi, giusto per fare qualche omaggio.

MB - Attraverso quale servizio di Print on Demand hai stampato le copie da distribuire ad amici e parenti?
RS - Ho scelto Atena.net. All'inizio ho fatto un po' di fatica a impaginare la copertina perché non so niente di tipografia, ma il loro servizio clienti è stato molto gentile ed alla fine il risultato è stato discreto.

MB - Come ti sei trovato con il team redazionale di WePub? Hai firmato un contratto standard?
RS - Tra tutte le case editrici da me contattate sono stati i più veloci a rispondermi e abbiamo instaurato fin da subito un rapporto cordiale e amichevole. Sono ragazzi giovani e molto entusiasti. Mi è sembrato anche che sappiano quello che fanno. Il contratto era in linea con quello che ci si può aspettare per un esordiente.
Insomma, mi hanno convinto subito (ovviamente non è che avessi avuto tante altre proposte!).

MB - Dopo il primo contatto, come è proseguita la collaborazione con questa casa editrice?
RS - La loro sede centrale è a Milano anche se, per come è strutturato il loro lavoro, credo potrebbero essere ovunque. Quindi mi hanno contattato per telefono e spiegato il loro progetto e le condizioni della collaborazione. Poi mi hanno spedito il contratto da firmare per posta. Di seguito ci siamo scritti un gran numero di email con revisioni e controrevisioni. Ci siamo sentiti anche su Skype per discutere di alcune questioni che era difficile sciogliere con il solo rapporto scritto. Dopo la correzione di bozze mi hanno fatto delle proposte per il titolo e la copertina, sempre via email. Il tutto si è svolto in maniera molto veloce e semplice, anche se non ci siamo mai incontrati.

MB - Uno dei limiti delle case editrici alle prime armi è dato dalla scarsa attenzione all'editing; è anche il tuo caso?
RS - Fortunatamente no! Durante l'editing ho avuto occasione di confermare la mia prima, buona impressione sulla serietà di WePub. Insieme al loro editor ho lavorato molto bene e oggi credo che conosca il mio libro molto meglio di me, parola per parola.

MB - La scelta di pubblicare solo in formato ebook è dipesa dalla tipologia del tuo romanzo?
RS - Direi di sì. Mi sono detto: "Sono un autore esordiente e giovane. Ho un libro rivolto ad un pubblico tendenzialmente giovane. Tanto vale che parta direttamente con il nuovo, no?"

MB - Quali invece i vantaggi materiali dovuti al formato esclusivamente digitale?
RS - Il primo pro è che l'opera è disponibile subito in tutta Italia e a prezzi contenuti, quindi è più facile che qualcuno si faccia incuriosire dal libro e decida di pagare il prezzo modico e conoscere la mia opera. L'idea che in questo preciso momento una persona in qualsiasi punto d'Italia (o del mondo) possa leggere una recensione del mio libro, lasciarsi incuriosire e scaricarlo in un minuto per poi iniziarlo a leggere è a dir poco elettrizzante. Dal punto di vista più materialistico, invece, questa scelta mi ha permesso di risparmiare un sacco di tempo, carta e soldi (spese postali) per l'invio del manoscritto e il lavoro di editing.

MB - Quale invece il lato negativo?
RS - Direi nessuno. O forse, si rimane un po' male quando parli con qualcuno del tuo libro, dici che è disponibile come ebook e quel qualcuno ti guarda come dire "Ah be', allora non intendi un libro vero". Ma immagino che le cose cambieranno.

MB - Hai già "perso" qualche lettore (magari anche lontano da casa) perché non disponevi di una versione cartacea?
RS - Bisogna dire che sono sicuramente molti quelli che non hanno un e-reader. Il mercato degli ebook è ancora nettamente inferiore rispetto a quello cartaceo, ma il fatto di essere già nel futuro dell'editoria mi piace molto; quando i libri di carta saranno minoritari io potrò dire di essere stato uno dei primi. D'altra parte, diciamoci la verità: quelli che mi hanno chiesto la versione cartacea sono quegli amici e parenti che avrebbero letto qualsiasi porcheria avessi scritto, solo per farmi piacere. E nel frattempo mi sono guadagnato qualche lettore "qualificato" in giro per l'Italia.

domenica 17 marzo 2013

Colleen Hoover, la casalinga che dà la paga agli scrittori professionisti


Un bel po' di tempo che non parlo di Penne indipendenti estere, non è vero? Negli ultimi giorni mi sono imbattuto in una casalinga che è riuscita a vendere oltre 300 mila ebook nel giro di due mesi all'inizio del 2012, strappare un contratto con una grossa casa editrice per la commercializzazione delle controparti cartacee e pubblicare un terzo volume qualche mese fa. Come già detto in passato, non presento questo caso per illudere i lettori sulle potenzialità dell'autoproduzione - ci bastano le pubblicità del lotto e dei gratta e vinci, no? Piuttosto, mi interessa presentare ciò che circonda il successo letterario da lei raggiunto, così da fornire spunti per imitare il suo "modus operandi" nel rapporto coi suoi libri e i suoi fan.

Parliamo quindi di Colleen Hoover (sì, le doppie sono tre), casalinga texana felicemente sposata e madre di tre figli. Questo fino al mese di gennaio dell'anno scorso, quando un libro caricato in formato ebook e cartaceo su Amazon e le principali piattaforme editoriali (Slammed) inizia a macinare download. A migliaia. Tra primavera ed estate il libro viene citato nelle classifiche letterarie dei più importanti quotidiani, tra cui "New York Times", "USA Today" e "Times". Un privilegio rarissimo per una Penna indipendente. A oggi, il titolo autoprodotto ha sfondato quota 200 mila download nei soli Stati Uniti. Nel marzo 2012 Hoover aveva però già presagito l'andazzo e pubblicato il seguito Point of Retreat, che ha totalizzato più di 120 mila download in Nord America. Nell'agosto dell'anno scorso l'ennesima consacrazione: la casa editrice Atria Books acquista i diritti dei due volumi e rilascia una nuova versione paperback. A dicembre, dà invece alle stampe "Hopeless", terza opera della fortunata scrittrice.

Quello che mi piace di questa donna è la spensierata leggerezza con cui prende la vita. Basta dare un'occhiata al suo blog per rendersene conto: nato nel novembre 2011, si è riempito di post man mano che la carriera dell'autrice progrediva. Ma non si tratta necessariamente di aggiornamenti sul proprio lavoro o sulle proprie opere: c'è spazio anche per scritti dedicati alla madre, ai figli e a filmati divertenti scovati su Internet. Questo è un buon insegnamento per chi si autoproduce in campo letterario: i lettori (gli utenti) sono felici di percepire la genuinità dell'autore, la semplicità della sua vita quotidiana e la facilità nel contattarlo. In questo modo anche una "semplice" casalinga diventa un personaggio.

Un'altra cosa abbastanza particolare del suo sito Internet riguarda i club di lettura e i corsi di scrittura. La Hoover ha preparato una sezione con domande di approfondimento legate alla sua opera. Questi circoli letterari da noi scarseggiano, ma l'idea è comunque buona: creare degli eventi collaterali legati ai propri romanzi genera curiosità e richiama l'attenzione. Pensate a un quiz relativo ai vostri personaggi o a delle fotografie dei luoghi che hanno ispirato le ambientazioni della vostra opera. Non ci sono limiti alla creatività quando si tratta di promuovere il proprio libro. Un'altra forma nota di promozione alternativa, per esempio, riguarda i booktrailer; Leonardo, uno dei protagonisti del mio romanzo Ti sogno, California, ha persino creato un sito internet da zero per trovare la sua bella con tanto di colonna sonora del suo viaggio e non mi ha detto nulla. Maleducato.

L'ultima cosa che mi ha impressionato ha un gusto retrò. In una carriera fondata sulle tecnologie digitali, Colleen Hoover dichiara nella pagina dei contatti di adorare la "snail mail", vale a dire la posta cartacea. Per questo motivo l'autrice indica il proprio indirizzo e invita tutti a scriverle una bella, classica lettera. Ecco, non sottovalutate il valore aggiunto che una missiva vecchio stile può acquisire agli occhi del destinatario, specie se nostalgico come il sottoscritto. In un'epoca in cui riceviamo a casa solo bollette e fatture, una lettera ben fatta e ben scritta ha ottime probabilità di ottenere maggior attenzione rispetto a un'e-mail. E non sottovalutate nemmeno la possibilità di spedire il vostro libro a una persona all'apparenza irraggiungibile: a inizio gennaio ho spedito una copia di Ti sogno, California (sì, ancora lui) a Danilo Gallinari (uno dei tre giocatori italiani impegnati nella lega professionistica di pallacanestro più importante del mondo, l'NBA) e lui è stato così gentile da leggerlo e scriverne su Twitter (si veda la sezione "Recensoni e rassegna stampa"). Un vero signore. In molti mi hanno chiesto come ho fatto a fargli avere una copia. La mia risposta: "Gli ho spedito un pacchetto e gli ho scritto una lettera. A mano. Con l'inchiostro". A volte è sufficiente. E funziona.

venerdì 22 febbraio 2013

Penne indipendenti si uniscono: ecco Selected Self Publishing


La diffusione degli ebook e lo sviluppo del fenomeno dell'autoproduzione editoriale in Italia hanno generato realtà mai viste prima d'ora. Il caso più tipico è quello di case editrici che distribuiscono solo testi digitali: di recente, per esempio, ho approfittato di un'offerta e letto un ebook distribuito da WePub - Editori nativi digitali. Il titolo è Lavori impossibili, l'autore è Riccardo Savoldo e a questo link trovate una mia piccola recensione, se valutate di acquistarlo. Ma non sono questi gli unici casi. Il proliferare di autori che hanno deciso di agire in maniera indipendente non poteva che portare alla formazione di gruppi e forum con l'obiettivo di dare consigli, suggerimenti e sostegno. Da qui a trovare una soluzione per sopperire alla mancanza di un editore, il passo è stato breve.

Oggi parliamo dell'associazione culturale (senza scopo di lucro) Selected Self Publishing, formatasi poco tempo fa in Rete. Dal momento che i testi autoprodotti di qualità fanno troppo spesso fatica a emergere nel Mare Magnum di Internet e le Penne Indipendenti - per definizione - non possono vantare alcun fregio editoriale, i fondatori del sito hanno creato un marchio di qualità attribuito da alcuni autori ad altri autori. Una sorta di medaglia detta "Book Approved" - si va dal bronzo al platino - affibbiata solo alle opere più meritevoli, basta che siano autoprodotte (o "self", secondo la loro definizione). L'obiettivo è duplice: da una parte si vuole promuovere l'opera e l'iniziativa coinvolgendo più persone possibili; dall'altra, si intende creare un punto di riferimento che possa elevare la dignità dell'autoproduzione letteraria. Il neonato portale, inoltre, offre servizi da agenzia letteraria con interventi di editing, elaborazione grafica di copertine, formattazione di testo... 

A mio parere l'idea di creare un marchio di qualità proveniente dal basso è senz'altro buona e può fare molto bene al settore. Ne parlavo proprio qualche giorno fa con Rosario Maria Oliveri, un amico di questo blog, che proponeva di lanciare una cooperativa in grado di avvantaggiare tutti i partecipanti e non promuovere un singolo testo, ma una collezione (meglio: una collana) di perle autoprodotte selezionate in base al tema o alla qualità. Permettere all'autore indipendente alle prime armi di superare l'isolamento iniziale con l'aiuto di colleghi più navigati e "forti" (socialmente parlando): è questo l'obiettivo ultimo di un circolo (virtuoso) di persone che possa portare alle opere più visibilità e più lettori.

Le intenzioni di Selected Self Publishing, insomma, sono sicuramente ottime. Complimenti. L'unica cosa che mi lascia perplesso è il prezzo che, allo stato attuale delle cose, tale certificazione implica. Non sto parlando dei servizi da agenzia letteraria (legittimissimi, anche se mi sarebbe piaciuto vedere sul sito i profili letterari e l'esperienza dei loro editor), ma della sottoscrizione del costo di 30 euro annui imposta a chi si propone per un'eventuale medaglia. Una pratica che ricorda le "quote di lettura" richieste dalle agenzie letterarie, introdotte per non essere sommerse dai manoscritti e, spesso, per far cassa. E finché il pagamento è "una tantum" posso anche capire, ma in questo caso i 30 euro sono una vera e propria tassa annuale, con in più il rischio di perdere il marchio di qualità ottenuto. Se insomma quest'anno pago e ricevo una medaglia di platino, l'anno prossimo rischio di perderla se non consegno altri 30 euro.

Così facendo, il riconoscimento dal basso perde buona parte della sua nobiltà e la cosa potrebbe essere vista come un club elitario (associazione culturale) dove i fondatori selezionano gli invitati (i testi) in base al loro lignaggio (qualità) e danno loro un privilegio solo se continuano a pagare la quota annuale. L'associazione culturale Selected Self Publishing potrà obiettare che è una loro scelta, e ci mancherebbe, ma mi spiace vedere che un'iniziativa così significativa possa essere messa in discussione a causa di una sbavatura del genere. La lettura e la valutazione di un'opera da parte di un editor professionista hanno il loro prezzo, ma qui si sta confondendo questo tipo di servizio con un marchio di qualità che dovrebbe essere permanente e non effimero. Molti lit-blog offrono recensioni e commenti di libri senza volere nulla in cambio, alcuni al massimo richiedono una copia dell'opera. Perché non farlo anche qui, magari attribuendo medaglie anche a persone che non si sono fatte avanti per conferire loro un riconoscimento "ad honorem", con tanto di complimenti? Oppure ci sarebbe anche un'altra via, sempre in linea con gli statuti di un'associazione culturale: quella di dare agli associati privilegi immediati, così da giustificare i 30 euro fin dal primo momento e non far sì che vengano visti come un pagamento della medaglia ricevuta. Ricordo che la Selected Self Publishing prevede privilegi del genere, ma dato che l'associazione sta muovendo i suoi primi passi le iniziative ancora scarseggiano. Perché allora non abbassare la quota per un primo periodo così da creare un movimento il più allargato possibile e solo successivamente, quando gli associati potranno usufruire di un numero sufficiente di benefit, reintrodurre i 30 euro?

(Questo post è stato spedito a tutti i fondatori del gruppo XX che sono invitati a rispondere, qualora lo vogliano, nella pagina dei commenti. Li aspetto ;-))

P.S.: questo post è debitore a "Le disavventure di un'aspirante scrittrice", blog di un'autrice inaugurato quattro mesi fa che parla - tra le altre cose - anche di self publishing e Penne Indipendenti italofone. Grazie.

mercoledì 30 gennaio 2013

Passo #8: scegliere bene la copertina, ovvero l'importanza di (non) imitare gli altri


Lanciarsi in una nuova impresa come quella dell'autoproduzione editoriale richiede spirito di iniziativa, determinazione e anche un po' di sana autocritica. Il confronto con chi ci ha preceduto è inevitabile, ma se i bestseller indipendenti sono di difficile replicazione (talvolta la qualità letteraria supera le nostre capacità, altre volte i successi non hanno una spiegazione precisa), i casi più sfortunati hanno molto da insegnare. Basta non imitarli.

L'Huffington Post ha dedicato di recente due interessanti articoli all'argomento. Il primo è ripreso dal blog  indiereader.com e vede l'autore Guy Kawasaki mettersi nei panni del lettore, presentando i motivi per i quali si può concedere una chance a un libro autoprodotto. Non dimentichiamo, infatti, che moltissimi covano ancora il pregiudizio (spesso, diciamolo, giustificato) secondo il quale i libri delle Penne indipendenti siano pura feccia. I consigli sono tutti utili per chi sta decidendo di dare alle stampe la propria opera: si va dal limitare i refusi al minimo (anche grazie a un attento editing professionale) alla formattazione delle prime pagine, frontespizio incluso. Al primo posto figura l'importanza della copertina, considerata "il volto di ogni libro".

Su questo argomento ruba qualche risata un altro servizio del quotidiano online, stavolta dedicato alle dieci copertine autoprodotte più brutte dell'intera Rete. Riporto qui sotto un trittico da brividi; scoprite le altre sette a questo link, con un approfondimento dell'autore (Nathan Shumate) sul perché una buona copertina è fondamentale su Internet - e non solo. E qui vi rimando a un post di qualche tempo fa in cui parlavo dell'importanza di affidarsi ai professionisti giusti (grafici inclusi). Ah, dimenticavo: se conoscete altre copertine orride, segnalatele pure nei commenti ;-).




giovedì 3 gennaio 2013

Nove mesi di autoproduzione: ecco i risultati


Il mio ebook reader (un ottimo Sony PSR-T1) ha compiuto pochi giorni fa un anno di vita. Mi è stato regalato dalla mia lungimirante fidanzata e ha rappresentato l'inizio di tutto. Dopo qualche mese di lettura digitale e un Primo piano dedicato all'autoproduzione editoriale e pubblicato dal Corriere del Ticino a gennaio 2012, a marzo ho deciso di lanciarmi sul mercato come Penna indipendente. Ho agito su due fronti: da una parte la pubblicazione di due ebook (poi divenuti tre a luglio, tutti visibili qui a destra), dall'altra la fondazione di questo blog. E oggi è venuto il momento di tirare le prime somme.

  • Sulle tracce di Re Artù
    Si tratta del mio primo titolo apparso in Rete in formato EPUB, MOBI e PDF. Come sapete, tratta del reportage di un viaggio svoltosi in Cornovaglia nell'autunno 2010. La prima pubblicazione risale al 17 marzo 2012. Su Smashwords l'opera è sempre rimasta gratuita, ma per diffonderla anche su Amazon e Stealth ho dovuto selezionare il prezzo più basso a mia disposizione: 99 centesimi di euro. Ebbene, in poco più di nove mesi Sulle tracce di Re Artù ha totalizzato 210 download di cui circa il 15% a pagamento.
  • 690 anni dopo e altri racconti
    Pubblicato due settimane dopo, questa raccolta di racconti ha viaggiato in parallelo con Sulle tracce di Re Artù. Le modalità di prezzo e vendita, infatti, sono le medesime. Inizialmente ha stentato un po' a ingranare, ma in poco tempo ha superato il reportage di viaggio britannico assestandosi sui 229 download di cui circa l'8% a pagamento.
  • Quelli del bar Bocc
    L'ultimo arrivato della mia produzione è stato pubblicato su tutti i canali il 18 luglio al prezzo di 2,5 franchi (circa due euro); un paio di mesi dopo è stato scontato del 50% e oggi costa poco più di un franco (un euro circa) su tutte le piattaforme. In 34 hanno scaricato l'anteprima gratuita del testo - circa 50 pagine su 120. In dieci hanno invece pagato il prezzo intero per avere il file integrale.
  • Blog Penne indipendenti
    Sorto nel marzo 2012, è partito in sordina con una media di circa 20 visite a post. In pochi mesi le cose sono cambiate: a inizio dicembre è stato abbattuto il muro delle 3000 visite e oggi sono un centinaio le visite medie per ogni nuovo articolo, ma evidenziano una rapida progressione.

Quindi, tirando le somme, in nove mesi gli utenti hanno scaricato dai miei canali oltre 460 ebook ai quali si sommano oltre 3300 visite al mio blog e circa 4000 clic sul mio sito personale (periodo dicembre 2011-dicembre 2012). Dal punto di vista finanziario, tolte le tasse e le percentuali dovute alle piattaforme di vendita, totalizzo all'incirca 25 franchi (20 euro). Abbastanza per pagarmi due pizze e mezzo litro di acqua minerale - sì, qui in Svizzera le pizze sono abbastanza care.

Se dovessi fare un conteggio delle ore spese nell'indipendenza letteraria e confrontarlo al guadagno netto ottenuto in nove mesi, potrei affermare tranquillamente che non ne è valsa la pena. Ma come ho sempre detto: non è per il guadagno immediato che uno deve scegliere questa strada. Bisogna puntare sul medio-lungo termine, su un ventaglio di esperienze che vada a completare i nostri curricula letterari. Lasciatemi quindi dire cosa mi ha dato veramente questo percorso:

  • l'incontro con altre Penne indipendenti che interagiscono con me, commentano i post e li condividono con i loro amici;
  • una maggiore consapevolezza della realtà editoriale che mi ha permesso di arrivare con maggior agevolezza alla pubblicazione di "Ti sogno, California" grazie a Booksalad;
  • la collaborazione in qualità di consulente con la Scuola di scrittura Yanez di Andrea Fazioli, scrittore ticinese per Guanda Editore;
  • l'intervista su Narrativa Digitale del buon vecchio Rosario Maria Oliveri - un'altra persona che non avrei mai conosciuto se non avessi intrapreso questa strada;
  • la possibilità di aiutare e consigliare chi vuole seguire la via dell'indipendenza letteraria o, più semplicemente, trasformare un proprio scritto in libro ed ebook per distribuirlo ad amici e parenti;
  • e così via.

Insomma, Bildungsblog doveva essere e Bildungsblog è stato (e lo è tuttora), perché non tutti i traguardi possono essere quantificati in euro o in dollari. Ora è tempo di andare avanti. Dritti per questa strada, non senza dubbi o esitazioni, ma indipendenti più che mai.