Si chiude in questi giorni la GamesCom di Colonia, la fiera dedicata ai videogiochi più importante d'Europa. Perché ne parlo in un blog dedicato alla letteratura? Perché l'evento è coinciso con la notizia che Microsoft fornirà dei kit di sviluppo agli sviluppatori indipendenti dando loro la possibilità di creare e vendere dei videogiochi autoprodotti su XBox One, console di ultima generazione in vendita entro fine anno in tutto il mondo.
Si tratta solo di uno degli ultimi traguardi del fenomeno "self publishing" che, anche in campo letterario, sta vedendo sorgere nuove frontiere. Se qualche mese fa veniva visto solamente come tecnica per saltare a piè pari la necessità di un editore e raggiungere nella maniera più diretta possibile il lettore, oggi l'autopubblicazione sta portando i due estremi (autore da una parte, casa editrice - o comunque fornitrice di servizi editoriali - dall'altra) ad avvicinarsi in maniera considerevole. Lo scrittore è insomma sempre meno "self", al punto che lo statunitense James Altucher ha parlato di una nuova fase per l'editoria in un post su TechCrunch ricco di consigli rivolti alle Penne indipendenti.
L'autore definisce 1.0 l'editoria tradizionale, 2.0 il "self publishing" immediato e istantaneo che ha creato così tanto entusiasmo negli ultimi tempi e 3.0 una forma di indipendenza letteraria più attenta al design, all'editing e al marketing del libro - sia esso digitale o cartaceo. Insomma, la stessa differenza che io pongo tra i termini "autopubblicazione" (dove l'autore si preoccupa solo di pubblicare) e "autoproduzione letteraria", dove ogni aspetto relativo al prodotto è curato da un esperto del settore (la copertina è elaborata da un grafico, il testo curato da un editor professionista ecc.). (Un commento sul post di Altucher è disponibile anche su Finzioni Magazine.
Vediamo allora che cosa sta succedendo sul mercato italofono, in piena fase 2.0 e impaziente di passare alla prossima versione.
- Un successo inaspettato per un testo figlio del "self publishing"
Ti prego lasciati odiare, opera autopubblicata da Anna Premoli e poi rilevata dalla Newton Compton (di questo avevo già parlato qui) si è aggiudicato il premio Bancarella. Lo so, lo so: i premi letterari suscitano più dubbi sul metodo di assegnazione che applausi e anche la qualità del romanzo non ha convinto proprio tutti (basti vedere questo post su Cercando Oblivia), ma una cosa è innegabile: un libro autopubblicato è arrivato a vincere uno dei maggiori titoli letterari in Italia. Dopo il successo internazionale della trilogia 50 sfumature di (nato come progetto self published ispirato a Twilight), un altro segno di maturità per il fenomeno; - Il dibattito è in fermento
L'evoluzione dell'autoproduzione letteraria sta suscitando sempre più discussioni, complice la costante presenza di opere indie nelle classifiche degli ebook più venduti. Se ne stanno interessando giornalisti, critici letterari e autori, mentre sui siti specializzati nascono i primi dibattiti sul tema e i blogger raccontano la loro esperienza da Penne indipendenti ed esordienti (due esempi qui e qui); - Il numero di strumenti a disposizione dell'esordiente cresce di giorno in giorno
Sul web stanno nascendo nuove piattaforme di autoproduzione, da Kobo Writing Life a Bookolico passando per BackTypo di Narcissus, ognuno contraddistinto da particolari caratteristiche che rendono più semplice la vita dell'esordiente: su Kobo (come spiegato su EbookReaderItalia) è possibile agire direttamente sul testo e vedere le modifiche sul formato ePub in tempo reale. Gli addetti di Bookolico garantiscono invece assistenza agli iscritti e il prezzo delle loro opere viene adeguato in base al numero di vendite e di richieste da parte dei clienti. Con BackTypo, infine, si mira a rendere il più semplice possibile la formattazione del testo in ePub partendo da file DOC o PDF. A questi si aggiunge BookMaker, prodotto made in Narcissus per chi ambisce a vendere le proprie opere in formato cartaceo; - Nascono nuove forme di accompagnamento rivolte alle Penne indipendenti
A tal proposito la già citata Newton Compton e la DeAgostini hanno creato Libro/mania, un programma di Assisted Self Publishing in cui forniscono gratuitamente agli autori indie tutta una serie di servizi editoriali e garantiscono loro ricavi fino al 50% del prezzo di vendita. Sino a ora sono sei i titoli selezionati e pubblicati, ma a giudicare dai commenti rivolti su Amazon a Ricette di famiglia l'editing non è così rigoroso come ci si potrebbe aspettare.
Insomma, qualcosa si sta muovendo e le iniziative qui menzionate sembrano portare verso quello che gli esperti considerano il futuro delle case editrici: l'offerta di una vasta gamma di servizi editoriali rivolti non solo ai loro autori, ma anche alle Penne indipendenti che si sentirebbero così sempre meno "self", ma non per questo meno indipendenti. D'altra parte è logico: se l'autoproduzione letteraria richiede strumenti di formattazione facili e immediati da utilizzare nonché un bacino di professionisti del settore dal quale scegliere quello più adatto alle nostre esigenze, gli editori hanno la possibilità di essere in prima fila e garantire la loro autorevolezza agli autori indie più meritevoli, ma a patto di non approfittarsene.
Ciò che ne ricaverebbero - oltre alla dovuta retribuzione - è una vasta azione di "scouting" che permetterebbe loro di scandagliare la Rete e pescare dal mazzo gli autori più promettenti sia dal punto di vista letterario, sia da quello commerciale - scrittori quindi già avvezzi a comunicare con centinaia di potenziali lettori via blog, Facebook, Twitter e quant'altro. Anziché spacchettare, catalogare e leggere manoscritti di oscuri esordienti sarà sufficiente dare un'occhiata a due o tre profili e ad altrettante schede di presentazione di un qualunque ebook per rendersi conto se si ha a che fare con aspiranti professionisti o semplici dilettanti (un po' come fa Rosario Maria Oliveri con le sue Recensioni a colpo d'occhio). Si potrà inoltre tastare il polso degli utenti e dei lettori, valutare le recensioni presenti online e contattare direttamente l'autore.
Il "self publishing" come vetrina, insomma, dove è necessario presentarsi con il vestito della festa addosso, e non la prima cosa che capita; ciò costringerebbe gli autori a elevare i loro standard qualitativi, a beneficio di tutto il movimento indie. Ma per questo - presumo - ci sarà ancora tempo.
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